giovedì 26 luglio 2012

Gli immigrati fanno dietrofront

Rimane difficile crederlo, tuttavia è proprio così, nel senso che quelle persone le quali una volta migravano verso il nostro Paese, considerato come una sorta di “Eldorado” d’Europa, oggi, con la crisi economico-finanziaria che ha investito e tiene in ostaggio l’intero Continente, tornano verso i loro paesi di origine. Ho avuto modo di sentire alcune mie conoscenze stabilmente in Italia, le quali mi hanno confermato che, anche se effettivamente non ci sono numeri certi sul fenomeno, sono comunque molti tra i loro connazionali immigrati a sostenere che la possibilità di farsi una vita migliore nel nostro Paese è in buona sostanza svanita nel nulla. Una chimera, mi permetto di aggiungere, come invece la percepivano i più accorti. Non sono solo stranieri del Nord-Africa a tornare verso casa, ma anche molti tra quelli che un tempo provenivano dai Balcani e dell’Est Europa più in generale. Tutti sembrano, a ragion veduta, preoccupati da una instabilità occupazionale sempre più elevata, gravata dai costi degli affitti delle case, dell’iter per il rinnovo del permesso di soggiorno e comunque della vita quotidiana nel suo complesso. Quello su cui riflettere è se coloro i quali fuggono dal nostro Paese sono da considerare una risorsa persa o qualcosa di diverso, in quanto, si badi bene a non fare confusione, chi parte spontaneamente non sono coloro venuti notte tempo per delinquere, ma ragionevolmente sono persone oneste arrivate da noi solo per tentare di condurre una vita migliore.

domenica 15 luglio 2012

La crisi siriana

Non si arrestano le atrocità consumate in Siria, sarebbero almeno 56 i morti registrati negli ultimi giorni nel Paese, almeno ciò a quanto riferiscono fonti delle organizzazioni siriane per la difesa dei diritti umani. Immediate le numerose manifestazioni di protesta che si sono levate contro il regime del presidente Assad svoltesi in diversi quartieri di Damasco e Aleppo, dove la polizia ha aperto il fuoco per disperdere la folla. Il presidente francese François Hollande ha invitato Cina e Russia a sostenere il rafforzamento delle pressioni e delle sanzioni sul regime di Damasco, voluto dai paesi occidentali del consiglio di Sicurezza dell’Onu. Evidente è ormai il pressing sul regime da parte della comunità internazionale, quello che invece non appare chiaro è come reagirà lo stesso regime, infatti, il timore alimentato dagli Stati Uniti, è quello dell'eventuale uso di armi chimiche da parte del governo siriano il quale deterrebbe ingenti scorte di gas nervino, iprite e cianuro. Sono convinto che stabilire un ordine democratico in quell’area non significa solo “pace” giacché tale, ma anche possibilità di ripresa economica per l’intera area del mediterraneo. Vedo il Medio Oriente come unico sbocco d’investimento - per quei paesi come l'Italia - necessario alla ri-stabilizzazione economico-finanziaria, senza la quale anche le nostre più avanzate democrazie rischiano grosso. La storia insegna che la crisi - come quella attuale - genera mostri, i quali nell’incertezza generale riescono con estrema facilità ad aizzare le folle e convincerle che ogni nefandezza è giustificata dallo status quo.

sabato 7 luglio 2012

Misteri di mafia

L’enigma di Attilio Manca collega la sua fine, avvenuta appunto in circostanze poco chiare a Viterbo nel 2004, alla latitanza di Bernardo Provenzano. La tesi sostenuta dalla famiglia Manca è che Attilio, giovane urologo siciliano, sarebbe stato ucciso perché fu il medico che operò Provenzano a Marsiglia. Un intervento chirurgico che non doveva lasciare testimoni (Narcomafie). Tuttavia, ci sarebbe un'interessante traccia che colloca Provenzano, durante l’ultimo periodo della sua latitanza, tra l’alto Lazio e l'Umbria. Addirittura, l’allora eccellente latitante, alla fine del 2003, cioè tre anni prima della sua cattura, avrebbe cercato di proporre un tavolo di trattative all’ex Procuratore Nazionale Antimafia Pier Luigi Vigna. (Tuscia web). Una verità che stenta a venire a galla, anche perché più volte la morte di Attilio Manca è stata ritenuta dagli inquirenti come atto non omicidiario. Conclusioni affrettate, dettate da discutibile esperienza in materia di fenomeni mafiosi, o più semplicemente per motivi di opportunità? Sono questi alcuni degli interrogativi che molti si pongono.