La difesa dell’ex maggiordomo

Terminate le indagini, l'ex maggiordomo del Papa è stato rinviato a giudizio per furto aggravato, mentre un altro impiegato della Segreteria di Stato per favoreggiamento. Forse in autunno inizia il processo. Vediamo però come l’ex fedelissimo ha tentato di spiegare ai suoi accusatori il proprio comportamento. In una delle confessioni rese dinanzi al giudice istruttore, ha riferito di essere stato guidato dallo Spirito Santo, pronto a combattere per portare la verità nella Chiesa e che per questo serviva uno choc mediatico. In particolare: “Preciso che vedendo male e corruzione dappertutto nella Chiesa, sono arrivato negli ultimi tempi, quelli della degenerazione, ad un punto di non ritorno. Ero sicuro che uno shock, anche mediatico, avrebbe potuto essere salutare per riportare la Chiesa nel suo giusto binario”. Il contatto con l’esterno avviene con il giornalista Gianluigi Nuzzi - poi autore del libro “Sua Santità” – cui non chiede soldi, ma rilascia un’intervista anonima. Prosegue: “Insieme siamo andati all’appartamento che lui aveva a disposizione a Viale Angelico. Abbiamo quindi avuto una serie di incontri dapprima a distanza di circa una settimana e poi di due settimane. Questo nei mesi di novembre, dicembre 2011 e gennaio 2012” (cfr. Il Messaggero). Una giustificazione, o difesa, quella appena richiamata, che in qualche misura, a mio modo di vedere, ha una seria ragion d’essere, perché quando si fa parte a vario titolo di certi ambienti, e per questo si è a conoscenza di fatti particolarmente rilevanti, delle due l’una: o si ha il coraggio di denunciarli pubblicamente mettendoci la faccia e rischiando di pagarla cara; oppure si tenta ugualmente di divulgarli in maniera subdola sperando di non essere scoperti. Tuttavia, in entrambi i casi, alla base c’è quel principio cui fa riferimento l’ex maggiordomo, ossia la necessità di dare uno scossone al sistema. E forse c’è anche riuscito.