Politica e antipolitica

Il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri - giunto a Palermo per parlare ai giovani coinvolti nel progetto educativo antimafia del Centro Pio La Torre - ha sostenuto che “C’è un forte sentimento di antipolitica, un forte disprezzo che avverto anche oggi qui. È un momento complicato e questo sentimento alberga in gran parte del Paese. Ma state attenti. Quando crescono questi sentimenti, si sfocia sempre in dittatura, in qualcosa di molto più doloroso di questa politica” (cfr. AGI). Vero, però sì dal caso che verso la dittatura porta anche un certo modo di fare politica, cioè quello degli ultimi decenni, e non è un caso se le masse sono esauste di quest’apparente democrazia. Sono stanche di una classe dirigente che sempre più nel corso degli anni sembra avere assunto un comportamento sultanistico piuttosto che democratico, ossia un fare che - a mio avviso consapevolmente - ha configurato una situazione di confusione tra il patrimonio privato (dei politici) e il loro arbitrio e il patrimonio e i poteri pubblici (cfr. Segatori, 2007). Il ministro parla di populismo, invece credo che qui si tratta più approfonditamente di analisi critica dei fatti, partendo proprio dalla triste esperienza vissuta nel nostro Paese e in Europa nella prima metà del secolo scorso. Diciamo pure una visione del fenomeno, un pò più ampia rispetto a quella illustrata dal ministro.