venerdì 26 settembre 2014

Illuminazione semaforica

SemaforoLa Corte di Cassazione è tornata ad esprimersi in merito ai tempi di permanenza dell’illuminazione semaforica gialla, sottolineando che l’automobilista deve saper adeguare la velocità del veicolo in base alla situazione. Il caso specifico. A seguito della sentenza sfavorevole al guidatore emessa dal giudice di pace, decisione riformulata nel giudizio di appello, i giudici di Cassazione – avendo già avuto modo di osservare che riguardo ai tempi di permanenza dell’illuminazione semaforica gialla l’automobilista deve adeguare la velocità allo stato dei luoghi e che una durata di quattro secondi dell’esposizione della luce gialla non costituisce un dato inderogabile – hanno ulteriormente richiamato la risoluzione del Ministero dei Trasporti n. 67906 del 16.7.2007, secondo la quale il Codice della strada non indica una durata minima del periodo di accensione della lanterna di attivazione gialla, ma regola invece il tempo minimo di durata di detta luce che non può mai essere inferiore a tre secondi. Ciò premesso, in conformità a tale principio – cui si è giunti attraverso uno studio del C.N.R. pubblicato nel 2001 nel quale si da atto che «tre secondi costituiscono […] il tempo di arresto di un veicolo che proceda ad una velocità non superiore ai 50 kmh» – una durata superiore a quella indicata deve senza dubbio ritenersi congrua (cfr. Cassazione, Sezione VI Civile, Sentenza 20 maggio - 1 settembre 2014, n. 18470).

mercoledì 24 settembre 2014

Autovelox comunali

AutoveloxIl Consiglio di Stato, Terza Sezione, con Sentenza 4321/14, depositata in segreteria il 26.8.2014, ha ribadito che gli apparecchi automatici di rilevazione della velocità dei veicoli possono essere utilizzati solo su strade a rischio di incidentalità. Estratto della sentenza: «Nel merito della controversia, si ritiene opportuno e sufficiente cogliere il nucleo essenziale dell’appello […] tralasciando altre considerazioni non pertinenti […] Il punto centrale […] è che l’atto del Prefetto […] è ampiamente discrezionale ed ispirato a complessive valutazioni di opportunità/necessità dell’installazione degli apparecchi automatici. Ciò nell'ambito di un sistema […] che non prevede che l’installazione degli apparati in questione sia la regola generale […] bensì che la regola generale sia il divieto, tranne che nei luoghi individuati con apposito provvedimento. In questo contesto, i criteri indicati […] sono chiaramente solo indicativi, e non già tassativi, e neppure esaustivi. In ogni caso […] il criterio primario ed essenziale che si desume dalla norma è quello del “tasso di incidentalità”. Una volta che l’apprezzamento di questo criterio abbia dato esito negativo (e cioè abbia portato a concludere che in un determinato tratto di strada, sotto questo profilo, non vi è la necessità di installare un autovelox), appare sostanzialmente superfluo discettare se le conformazione dei luoghi sia tale da ostacolare in qualche misura l’accertamento delle violazioni con le modalità ordinarie. Altrimenti si dovrebbe dire che sia doveroso collocare apparecchi automatici dovunque non sia agevole arrestare la marcia dei supposti trasgressori, ancorché sotto ogni altro profilo manchino i presupposti per adottare tale misura: il che appare estraneo al sistema della disciplina positiva […] Ora, poiché la sentenza appellata è esplicita […] nell'affermare che nella specie il provvedimento impugnato resiste alle censure relativamente al criterio del “tasso di incidentalità” […] ciò avrebbe dovuto rendere precluse, o comunque irrilevanti, ulteriori considerazioni».

Assisi: marcia per la pace

Correva l’anno 1961, per la precisione il 24 settembre, quando fu organizzata la prima marcia per la pace nel tratto Perugia-Assisi con lo scopo di testimoniare la fratellanza tra i popoli, dove è stata utilizzata per la prima volta la bandiera della pace come simbolo dell’opposizione non violenta a tutte le guerre. Per il video di Rai Storia clicca la freccia in basso a sinistra.

venerdì 19 settembre 2014

Raccontare Palermo

CaselliGiancarlo Caselli racconta la Procura di Palermo nel periodo da lui guidata. «Dai successi contro la mafia all’alt della politica. Alla vigilia delle nomine del Csm, il pm del caso Andreotti racconta la Procura più dura d’Italia. Le difficoltà sono diventate choc e tempesta con le stragi del 1992. Poi vent’anni di alterne vicende. Oggi, di nuovo una situazione “difficile” per un concorso di fattori, a partire dal processo sulla “Trattativa”, con un intreccio - nel capo d’accusa - mai visto prima, fra boss, uomini politici e ufficiali del Ros. […] Appena misi piede a Palermo venne arrestato Salvatore Riina. Avevo partecipato all’organizzazione della sua cattura negli ultimi miei giorni a Torino. I carabinieri di questa città mi avevano avvertito che un mafioso disposto a collaborare (Balduccio di Maggio) sapeva qualcosa di Riina. Avevo subito coinvolto il Ros di Palermo e informato, perché seguisse l’operazione, il collega Aliquò di quella Procura. Di Maggio non mentiva, e riuscì a fornire l’ultimo decisivo nodo alla rete che il capitano “Ultimo” aveva già steso intorno a Riina. Purtroppo la soddisfazione di tutti per questo successo fu rovinata dal fatto che i carabinieri del Ros (persino “Ultimo”, autore materiale della cattura) insistettero perché la perquisizione già decisa dalla procura non si svolgesse immediatamente, in modo da poter realizzare operazioni di vasta portata già programmate. Così venne deciso, nella certezza che il “covo” sarebbe stato tenuto sotto costante osservazione. Invece, senza mai avvertirci, non fu disposta alcuna sorveglianza». L’Espresso del 19 settembre 2014

giovedì 18 settembre 2014

Giustizia sommaria

Era il 18 settembre 1944 quando per uno scambio di persona verosimilmente verificatosi sull'onda irrazionale di farsi giustizia in modo celere e sommario, una folla inferocita uccide Donato Carretta, direttore del carcere romano di Regina Coeli durante l’occupazione nazista. Fu invece il questore di Roma a compilare la lista dei cinquanta nomi richiesti da Kappler per completare il numero degli italiani da massacrare alle Fosse Ardeatine. Per il video di Rai Storia clicca la freccia in basso a sinistra.

martedì 16 settembre 2014

Il mistero De Mauro

È la sera del 16 settembre 1970 quando il giornalista Mauro De Mauro scompare per sempre; fra le ipotesi dell’omicidio, il suo ruolo nella stesura della sceneggiatura del film di Francesco Rosi “Il caso Mattei”, oppure il suo scoop giornalistico sul presunto ruolo della mafia nel Golpe Borghese. Per il video clicca la freccia in basso a sinistra.

domenica 7 settembre 2014

Mafia e antimafia

SequestriA proposito dei beni sequestrati alle mafie, secondo un’indagine di alcuni quotidiani del Gruppo editoriale Espresso che evidenziano dove e quante sono le proprietà che le istituzioni confiscano alla criminalità organizzata, in diversi casi, dopo la confisca, le aziende falliscono e in altri i beni non sarebbero gestiti con la dovuta attenzione: «Così lo strumento principale di lotta alle cosche è diventato l’emblema dell’antimafia che non funziona. Tranne qualche rara eccezione. Ci sono i giovani che lavorano le terre che furono di ‘ndrangheta, camorra, cosa nostra e sacra corona unita. Ci sono le case dei padrini trasformate in centri per disabili. E qualche azienda che da Srl mafiosa si è trasformata in cooperativa di lavoratori onesti. Esempi unici che vanno avanti tra mille difficoltà, sfidando le resistenze dei mafiosi che vorrebbero riconquistare il loro territorio e l'indifferenza di buona parte della politica che sul contrasto alle mafie tace, salvo poi presentarsi alle commemorazioni per le vittime illustri […] Con buona pace di Pio La Torre, che inventò il reato di associazione mafiosa e il sequestro, e di tutti i magistrati uccisi che sull’idea del comunista ucciso da Cosa nostra hanno inflitto duri colpi ai clan». L’Espresso.

sabato 6 settembre 2014

Reati e dintorni

lexVediamo un po’... Diciamo pure che a grandi linee in tema di reati contro la Pubblica Amministrazione commessi da chi ve ne fa parte (solo per fare un esempio: sindaci, assessori, eccetera), le persone, il popolo per intenderci, si dividono in almeno quattro macro categorie: 1) quelle che se ne fregano; 2) quelle che, ognuno a suo modo, ostacolano l’attività diversamente lecita di taluni discutibili personaggi e loro fiancheggiatori, attraverso la rivelazione di notizie scomode con la pubblicazione di articoli, esposti, denunce o comunque risonanza di vario genere; 3) quelle che in maniera nemmeno tanto velata minacciano queste ultime; 4) quelle che avallano in maniera più o meno palese l’operato del lestofante con la speranza di ottenere qualche vantaggio, fermo poi rinnegare di aver mai avuto contatti con il birbaccione nel momento in cui questi viene scoperto, svergognato e spesso acciuffato. Perché si badi bene, al di là di tutto, è solo una questione di tempo affinché i conti tornino. Essenziale è non avere fretta.