Forme devianti

Blue Whale (balena blu), è allarme. Consigli pratici per genitori e figli dal Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni che sta coordinando gli interventi attivati a seguito delle numerose segnalazioni pervenute ed in trattazione degli Uffici territoriali della Polizia Postale, al fine di individuare la presenza di eventuali soggetti che si dedicano ad indurre minorenni ad atti di autolesionismo fino al suicidio, attraverso, soprattutto, l’uso dei social network. Ovvero di intercettare fenomeni di emulazione nei quali pericolosamente possono incorrere i più giovani in preda alle mode del momento o guidati da un’improvvida fragilità: «Il Blue Whale è una pratica che può suggestionare i ragazzi ed indurli progressivamente a compiere atti di autolesionismo, azioni pericolose (sporgersi da palazzi, cornicioni, finestre etc) sino ad arrivare al suicidio. Questa suggestione può essere operata ...». Continua a leggere →

Messa alla prova

Non è incostituzionale la norma sulla “Sospensione del procedimento con messa alla prova dell’imputato” laddove non è indicata la durata massima del lavoro di pubblica utilità. Infatti, come già precisato dalla Cassazione, il giudice deve compiere un giudizio profondo sull'imputato anche attraverso informazioni acquisite dall'ufficio di esecuzione penale esterna, il quale, quest’ultimo, è chiamato soprattutto a «formulare un giudizio sull'idoneità del programma, quindi sui contenuti dello stesso, comprensivi sia della parte afflittiva sia di quella rieducativa, in una valutazione complessiva circa la rispondenza del trattamento alle esigenze del caso concreto, che presuppone anche una prognosi di non recidiva» (cfr. Corte di Cassazione, Sezioni Unite Penali, Sentenza n. 33216/16; Udienza e decisione del 31 marzo 2016). Cosicché, dal punto di vista costituzionale, «è priva di ogni fondamento l’affermazione del giudice rimettente che le norme impugnate omettono di indicare termine massimo di durata del lavoro di pubblica utilità, parametri e soggetto competente a determinarne l’entità» (cfr. Corte Costituzionale, Ordinanza n. 54/17; Camera di Consiglio e decisione del 11 gennaio 2017; deposito del 10 marzo 2017).

Bullismo omofobico

Un tema, quello del contrasto alle discriminazioni determinate dall'orientamento sessuale, identità sessuale o di genere, per così dire caldo e con non poche perplessità sulle modalità e luoghi, intesi come istituti scolastici, dove eventualmente occuparsi del fenomeno. Infatti, da una parte si ha a che fare con un indirizzo di pensiero secondo il quale è bene avviare all'interno delle scuole attività educativa contro il cosiddetto bullismo omofobico, dall'altra si ha il diritto delle famiglie degli alunni a far partecipare o meno i medesimi alle suddette lezioni. La prima istituzione italiana dove si è avuto a che fare con tale contrasto è stata la Provincia Autonoma di Trento, la quale, dopo una prima e unilaterale decisione in tal senso, ha fatto un passo indietro stabilendo che: «Le iniziative di cui all'oggetto, che le istituzioni scolastiche attivano o a cui aderiscono, dovranno essere precedute da un’informazione alle famiglie che potrà avvenire attraverso note, circolari, nonché attraverso appositi momenti di incontro con i genitori. In ogni caso tale informazione deve fornire un’esaustiva conoscenza da parte delle famiglie stesse di tutti gli aspetti trattati al fine di poter assicurare ai genitori o a chi sui minorenni esercita la potestà parentale, la possibilità di comunicare all'istituzione scolastica o formativa –  tramite giustificazione non necessariamente motivata – la non partecipazione dello studente alle iniziative» (cfr. Provincia Autonoma di Trento, Verbale di deliberazione della giunta provinciale, n. 438 del 24 marzo 2017).

Trattamenti inumani

Con riguardo alla protezione delle donne vittime di violenza domestica, la CEDU (Corte europea dei diritti dell’Uomo), Prima Sezione, ha condannato il nostro Paese poiché per molto tempo resosi inerte di fronte tale situazione, al punto da sottostimarne la portata e relativa vulnerabilità psichica, fisica, morale e materiale della vittima. Infatti, con tale inerzia, non solo si è violato il dovere di protezione nei riguardi del soggetto interessato, ma, in qualche maniera, si è agevolato il comportamento del coniuge violento, spesso anche nei confronti della prole. Osserva la Corte che detta vulnerabilità è da ricondurre al più ampio concetto di tortura, così come indicato nell'articolo 3 della “Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali”, che così stabilisce: «Nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti». Cosicché, tale disposizione, si legge in sentenza: «non può essere considerata soddisfatta se i meccanismi di protezione previsti dal diritto nazionale esistono solo in teoria» (cfr. Caso Talpis c. Italia; Applicazione 41237/14; Strasburgo 2 Marzo 2017).

Gratuito patrocinio

La Corte Costituzionale boccia l'iniziativa legislativa della Regione Veneto in merito all'istituzione del fondo per il patrocinio legale gratuito come sostegno a quei cittadini colpiti da fatti criminali, ma che risultino residenti nel territorio da almeno quindici anni. Ebbene, la materia, ribadiscono i giudici, è di esclusiva competenza dello Stato: «È, infatti, il codice di rito penale che stabilisce l’obbligatorietà della difesa tecnica nel relativo processo, prevedendo, in mancanza della designazione di un difensore di fiducia, la nomina di un difensore d’ufficio e l'obbligo della parte di retribuirlo, qualora difettino le condizioni per accedere al gratuito patrocinio […]. Quest'ultimo costituisce poi oggetto delle norme statali […] anche con riguardo alla persona offesa dal reato; per quest’ultima, le stesse prevedono, in relazione a determinati reati, il patrocinio gratuito anche in deroga dei limiti di reddito espressamente stabiliti» (cfr. Corte Costituzionale, Sentenza n. 81/2017; Udienza e Decisione del 21.03.2017; Deposito del 13.04.2017).

Corsi universitari

Per gli atenei che lo ritengono opportuno è possibile affiancare ai corsi di studio universitari svolti in lingua italiana anche corsi in lingua straniera. La decisione è arrivata a seguito della risoluzione di una intrigata vicenda che ha visto come protagonista principale il Senato Accademico del Politecnico di Milano, il quale aveva stabilito l’attivazione di corsi di laurea magistrale e di dottorato di ricerca esclusivamente in lingua inglese. Dopo il ricorso al TAR per la Lombardia e successivamente al Consiglio di Stato, il caso approda alla Corte Costituzionale, i quali giudici delle leggi hanno, tra l’altro, così motivato: «L’esclusività della lingua straniera, infatti, innanzitutto estrometterebbe integralmente e indiscriminatamente la lingua ufficiale della Repubblica dall'insegnamento universitario di interi rami del sapere. Le legittime finalità dell’internazionalizzazione non possono ridurre la lingua italiana, all'interno dell’università italiana, a una posizione marginale e subordinata, obliterando quella funzione, che le è propria, di vettore della storia e dell’identità della comunità nazionale, nonché il suo essere, di per sé, patrimonio culturale da preservare e valorizzare» (cfr. Corte Costituzionale, Sentenza n. 42/2017; Udienza Pubblica del 20.09.2016; Decisione del 21.02.2017; Deposito del 24.02.2017).

Incolumità pubblica

Sulla base di precedenti decisioni, la Corte di Cassazione ribadisce che in tema di randagismo incombe esclusivamente in capo al Comune la responsabilità per i danni subiti dalla cittadinanza in caso di aggressione da cani randagi, esonerando da ogni addebito l’Azienda sanitaria locale cui sono invece affidati compiti di generale controllo della popolazione canina. Scrivono i giudici di legittimità: «per quanto occorra, i principi di diritto sostanzialmente già enunciati nei più recenti precedenti in materia […] la responsabilità per i danni causati dai cani randagi spetti esclusivamente all'ente, o agli enti, cui è attribuito dalla legge (ed in particolare dalle singole leggi regionali attuative della legge quadro nazionale n. 281/1991) il compito di prevenire il pericolo specifico per l’incolumità della popolazione connesso al randagismo, e cioè il compito della cattura e della custodia dei cani vaganti o randagi» (cfr. Corte di Cassazione, Sezione III Civile, Ordinanza n. 12495/17; decisione del 26 aprile 2017; data di pubblicazione 18 maggio 2017).

Sul segreto istruttorio

Secondo quanto riportato dall'ANSA, il ministro della giustizia Andrea Orlando, tramite l'ispettorato generale, avrebbe avviato accertamenti preliminari presso gli uffici interessati in relazione all'avvenuta pubblicazione del contenuto delle intercettazioni telefoniche concernenti il dialogo tra Matteo Renzi e suo padre, disposte nel corso delle indagini Consip. Mentre, al contempo, la procura di Roma avrebbe aperto un fascicolo di indagine per violazione del segreto istruttorio e per pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale in relazione alla intercettazione della suddetta telefonata. Continua a leggere →

Meglio non credenti

Francamente, e molto modestamente, qualche cosa di simile sono circa una trentina di anni che la sostengo. Tuttavia, oggi a divulgarlo al grande pubblico ci ha pensato qualcuno assai più autorevole del sottoscritto. Infatti, la notizia, che è di qualche giorno fa, riguarda le esternazioni di Papa Francesco durante la sua visita in Egitto: «Per Dio è meglio non credere che essere un falso credente, un ipocrita». Ha così proseguito: «La fede vera è quella che ci rende più caritatevoli, più misericordiosi, più onesti e più umani; è quella che anima i cuori per portarli ad amare tutti gratuitamente, senza distinzione e senza preferenze; è quella che ci porta a vedere nell'altro non un nemico da sconfiggere, ma un fratello da amare, da servire e da aiutare; è quella che ci porta a diffondere, a difendere e a vivere la cultura dell’incontro, del dialogo, del rispetto e della fratellanza; ci porta al coraggio di perdonare chi ci offende, di dare una mano a chi è caduto; a vestire chi è nudo, a sfamare l’affamato, a visitare il carcerato, ad aiutare l’orfano, a dar da bere all'assetato, a soccorrere l’anziano e il bisognoso». Continua a leggere →

Nuovo filone Consip

Si tratterebbe di corruzione in atti giudiziari. Un ramo d'indagine iniziato a Napoli e trasferito per competenza alla procura di Roma con un'ipotesi di reato grave: corruzione in atti giudiziari. L'Espresso racconta retroscena e particolari di una pista che si intreccia con un'indagine segreta che va avanti da mesi e che riguarderebbe presunte compravendite di sentenze nella giustizia amministrativa, dove presunti gruppi di potere composti da faccendieri, politici conniventi, giudici e professionisti riuscirebbero a fare il bello e il cattivo tempo. «Un negoziatore di cause», appuntano i carabinieri del Noe, e se i sospetti degli inquirenti fossero confermati sarebbe un colpo al cuore della giustizia amministrativa e a un pezzo fondamentale del sistema giuridico nazionale. Continua a leggere →

La vicenda Concordia

Libero Quotidiano. La Corte di Cassazione ha confermato la condanna a 16 anni per Francesco Schettino, l'ex comandante della Costa Concordia, la nave da crociera che naufragò davanti all'isola del Giglio. A bordo c'erano oltre quattromila persone, tra passeggeri ed equipaggio, di cui trentadue trovarono la morte e decine furono i feriti. Naufragio, omicidio, lesioni plurime e abbandono della nave, le accuse. Dopo circa cinque ore di camera di consiglio i giudici della quarta sezione penale hanno confermato la condanna di secondo grado. Durissima la requisitoria che ha ribadito un elenco di tutte le accuse riguardo alle negligenze di un comandante che come prima cosa avrebbe dovuto pensare alla salvezza dei passeggeri e dell'equipaggio. L'ex capitano si è spontaneamente presentato presso il penitenziario romano pronto a scontare la pena inflitta. Continua a leggere →

Sul fine vita

La rivista Panorama riassume la vicenda riguardo al politico radicale indagato per aiuto al suicidio, per ora, il giudice per le indagini preliminari di Milano ha respinto la richiesta di archiviazione dell’indagine avanzata dalla locale procura, i quali pubblici ministeri così ne motivarono le ragioni: “Le pratiche di suicidio assistito non costituiscono una violazione del diritto alla vita quando siano connesse a situazioni oggettivamente valutabili di malattia terminale o gravida di sofferenze o ritenuta intollerabile o indegna dal malato stesso”, infatti, la giurisprudenza “anche di rango costituzionale e sovranazionale, ha inteso affiancare al diritto alla vita tout court il diritto alla dignità della vita inteso come sinonimo dell'umana dignità”. Continua a leggere →