martedì 31 gennaio 2017

Immigrazione

Fonte: Radio Radicale. Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza, di identificazione ed espulsione, nonché sulle condizioni di trattenimento dei migranti e sulle risorse pubbliche impegnate. Audizione del Prefetto Angelo Trovato, Presidente della Commissione nazionale per il diritto di asilo.

lunedì 30 gennaio 2017

Animali maltrattati

In materia di maltrattamento di animali, la Corte di Cassazione torna a rimarcare la sostanziale differenza tra l'utilizzo del collare “antiabbaio” e l'utilizzo del collare finalizzato ad attività di addestramento. Il caso in esame ha riguardato il proprietario di due cani da caccia ai quali applicava la seconda tipologia di strumento coercitivo per addestrarli all'esercizio venatorio, fattispecie, ha sostenuto la tesi difensiva, «prevista dalle leggi sulla caccia». Ebbene, ripercorrendo l'iter processuale, i giudici di legittimità scrivono: «con scariche elettriche i cani venivano richiamati al proprietario ed addestrati. I collari sono stati periziati, modello [...] con telecomando. Il livello di stimolazione può essere regolato dal telecomando (tensione e durata). Il perito conclude la sua analisi escludendo qualsiasi rischio per la salute del cane, “in quanto gli impulsi hanno durata molto limitata (ordine dei microsecondi) e quindi l'energia trasmessa è trascurabile, inoltre la corrente attraversa una zona limitata del corpo senza interessare gli organi vitali [...]. Possiamo quindi concludere che l'unico effetto fisiologico della scarica sia la sensazione, più o meno dolorosa, che la scarica può causare all'animale [...] massima distanza alla quale è possibile controllare i collari con il telecomando 800 metri” – perizia [...] su incarico del Giudice –. Il tipo di collare quindi non può ritenersi un collare antiabbaio, ma un collare per l'addestramento».

sabato 28 gennaio 2017

Il testamento biologico

In materia di “Dichiarazione anticipata di trattamento”, lo scorso anno i giudici delle leggi hanno dichiarato costituzionalmente illegittima la legge della Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia, recante: «Istituzione del registro regionale per le libere dichiarazioni anticipate di trattamento sanitario e disposizioni per favorire la raccolta delle volontà di donazione degli organi e dei tessuti». Più precisamente: «L’impugnata legge regionale istituisce un registro regionale volto a raccogliere le dichiarazioni anticipate di trattamento sanitario, nonché eventualmente le disposizioni di volontà in merito alla donazione post mortem di organi e tessuti, per i cittadini residenti o che abbiano eletto domicilio nella Regione Friuli-Venezia Giulia». Tra l’altro, così prosegue la sentenza: «data la sua incidenza su aspetti essenziali della identità e della integrità della persona, una normativa in tema di disposizioni di volontà relative ai trattamenti sanitari nella fase terminale della vita – al pari di quella che regola la donazione di organi e tessuti – necessita di uniformità di trattamento sul territorio nazionale, per ragioni imperative di eguaglianza, ratio ultima della riserva allo Stato della competenza legislativa esclusiva in materia di “ordinamento civile”, disposta dalla Costituzione. Il legislatore nazionale è, nei fatti, già intervenuto a disciplinare la donazione di tessuti e organi, con legge 1 aprile 1999, n. 91 (Disposizioni in materia di prelievi e di trapianti di organi e di tessuti), mentre, in relazione alle dichiarazioni anticipate di trattamento sanitario, i dibattiti parlamentari in corso non hanno ancora sortito esiti condivisi e non si sono tradotti in una specifica legislazione nazionale, la cui mancanza, però, non vale a giustificare in alcun modo l’interferenza della legislazione regionale in una materia affidata in via esclusiva alla competenza dello Stato» (cfr. Corte costituzionale, Sentenza n. 262/16; decisione del 18.10.2016; depositata il 14 dicembre).

mercoledì 25 gennaio 2017

Origine del latte

Un documento, meglio dire una disposizione, che in molti aspettavano da tempo, quella relativa all'indicazione di origine obbligatoria per il latte e i prodotti lattiero-caseari. Infatti, il Decreto 9 dicembre 2016 del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali – in attuazione del regolamento dell'Unione europea n. 1169/2011, concernente la fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori –, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.15 del 19 gennaio 2017, stabilisce, tra l'altro, che: «Le disposizioni del presente decreto [...] si applicano a tutti i tipi di latte ed ai prodotti lattiero-caseari [...] destinati al consumo umano». E dunque che: «L'indicazione di origine del latte o del latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari» prevede, appunto, in etichetta, il nome del paese nel quale è stato munto il latte e il nome del paese nel quale il latte è stato condizionato o trasformato.

Permesso di soggiorno

Sussistono nell'ordinamento dei limiti ben precisi oltre i quali non è vi possibile margine di discrezionalità, da parte dell’autorità preposta, nel rilasciare il titolo necessario allo straniero per poter soggiornare nel nostro Paese. Nel caso e sentenza in esame, i giudici amministrativi – riguardo un lavoratore autonomo straniero e residente in Italia fin dal 1990 insieme al proprio unico fratello – ribadiscono che l’ambito applicativo delle leggi in materia: «è univoco nel disporre che deve esservi la revoca del titolo di soggiorno (e quindi, a maggior ragione, la reiezione della domanda di rilascio o di rinnovo del permesso) nei confronti di chi sia stato condannato irrevocabilmente per i reati [...] che comprendono tutte le ipotesi di contraffazione, alterazione o indebito uso di marchi o di segni distintivi dei prodotti [...] senza che sia necessaria alcuna ulteriore motivazione in ordine alla pericolosità sociale [...] comportamenti la cui pericolosità sociale può non emergere, se li si considera singolarmente, ma che rientrano nell'ambito di fenomeni di illegalità di vaste proporzioni, che recano un grave pregiudizio ai diritti di proprietà industriale e incidono negativamente sulle regole della concorrenza, con pregiudizio di chi rispetti invece la legge» (cfr. Consiglio di Stato, Sezione III, Sentenza n. 5014/16; decisione del 3 novembre 2016; deposito del 28 novembre 2016).

lunedì 23 gennaio 2017

Armi e caccia

In tema di caccia, armi e munizioni, la pronuncia qui in esame riguarda il rigetto da parte del Questore dell’istanza di rinnovo del porto d’armi per uso caccia e divieto di detenere armi e munizioni, presentata da un cittadino le quali indagini sul suo conto avevano rivelato che il medesimo era «stato denunciato all'Autorità di pubblica sicurezza per i reati di furto aggravato e di alterazione di arma comune da sparo [...]. A seguito di una perquisizione presso la sua abitazione, i Carabinieri, oltre ad altra merce [...] rinvenivano anche una pistola “Beretta” [...], sulla quale era stato applicato un silenziatore di foggia artigianale». Tuttavia, il giudice per le indagini preliminari aveva «disposto l’archiviazione sia del procedimento penale relativo al delitto di furto (per mancanza di querela), sia di quello relativo al delitto di alterazione di arma (per insussistenza del fatto, in quanto gli elementi applicati all'arma non alteravano le potenzialità offensive dell’arma)».

sabato 21 gennaio 2017

Carcere e rieducazione

Il caso in esame ha riguardato la richiesta di un cittadino lituano, detenuto nel proprio paese, di poter accedere al sito internet istituzionale del “Ministero dell’Istruzione e della Scienza” del medesimo paese, precisando che, da cittadino detenuto, quindi impossibilitato a frequentare fisicamente le lezioni, intendeva proseguire gli studi a distanza per acquisire una seconda laurea. La richiesta del detenuto veniva respinta dalle autorità locali in quanto l'accesso a internet non era previsto dalla legislazione statale. Sulla base di quanto esposto, l’interessato lamentava la violazione del diritto di ricevere o comunicare informazioni senza interferenze da parte delle autorità. Ebbene, nel merito, la Corte europea dei diritti dell’uomo (quarta sezione), ha ribadito che «il pubblico ha il diritto di ricevere le informazioni di interesse generale» e che, di conseguenza, «il diritto di ricevere informazioni» vieta al Governo di impedire ad una persona di ricevere «le informazioni che gli altri volevano o erano disposti a impartire».

Misura di sicurezza

Anche in presenza di reati di particolare gravità e allarme sociale, con conseguente condanna, nel caso in cui il giudice di primo grado non abbia disposto una misura di sicurezza ulteriore (nello specifico trattasi di espulsione dal territorio dello Stato di un cittadino straniero), e laddove il pubblico ministero non abbia proposto impugnazione in tal senso, il giudice del grado di appello «anche quando la misura di sicurezza […] sia obbligatoria e sia stata illegittimamente esclusa o non ritenuta dal giudice di primo grado, non può disporla, modificando in danno dell'imputato la sentenza da quest'ultimo impugnata», in quanto la norma di riferimento «estende il divieto di reformatio in peius anche all'applicazione di una misura di sicurezza nuova o più grave» (cfr. Corte di Cassazione, Prima Sezione Penale, Sentenza n. 1089/17; udienza e decisione del 7 ottobre 2016; deposito 11 gennaio 2017).

mercoledì 18 gennaio 2017

Truffe online

In materia di truffa perpetrata per mezzo di internet, nei casi in cui non è stato possibile accertare il luogo dove materialmente è stato riscosso il denaro – né può essere considerato il luogo dove è stato effettuato il pagamento –, competente a decidere è il «giudice della residenza, della dimora o del domicilio dell'imputato», secondo quanto disposto dell’articolo 9, comma 2 Codice di procedura penale. Scrivono i giudici: «Secondo la tesi difensiva, il tribunale competente dovrebbe essere o il Tribunale di [...] (in quanto nel suddetto circondario era posto l'ufficio postale [...] dove era stato sottoscritto il contratto ed acceso il c/c [...] o il Tribunale di [...] (in quanto nel suddetto circondario [...] - luogo di residenza dell'imputata - era posta la sede dell'ufficio postale dove l'imputata aveva materialmente conseguito la disponibilità del denaro accreditato). La Corte di Appello [...] ha disatteso la suddetta tesi».

Oltre il carcere

Intervista rilasciata dal Ministro della giustizia, Andrea Orlando, al quotidiano L'Unità: «La nostra idea è che occorra usare il carcere laddove strettamente necessario e non come strumento di propaganda ideologica. Però al tempo stesso occorre pensare e realizzare un ordinamento penitenziario che abbia caratteristiche completamente diverse. Dire carcere e basta non è sufficiente a garantire la sicurezza, anzi rischia persino di essere controproducente. Perché questo è l’unico modo per avere un carcere utile e non una semplice parentesi fra attività di carattere illegale, rappresentando in alcuni casi addirittura un salto di qualità criminale». Segue il testo integrale dell’intervista.

Inquinamento ambientale

L’articolo 452 bis del Codice penale punisce con la reclusione «chiunque abusivamente cagiona una compromissione o un deterioramento significativi e misurabili [...] delle acque o dell'aria, o di porzioni estese o significative del suolo o del sottosuolo […] di un ecosistema, della biodiversità, anche agraria, della flora o della fauna». Ebbene, il caso qui proposto in esame tratta di un sequestro preventivo di «una porzione di fondale ed un cantiere, ipotizzandosi, a carico di [...], progettista e direttore dei lavori di dragaggio […], il reato di inquinamento ambientale [...] concretatosi nell'avere omesso di rispettare le norme progettuali, provocando dispersione di sedimenti nelle acque circostanti, conseguente trasporto degli inquinanti in essi contenuti (idrocarburi e metalli pesanti) e tali da cagionare un deterioramento ed una compromissione significativa delle acque del golfo».

sabato 14 gennaio 2017

Assistenza per handicap

La Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale l’articolo 33, comma 3, della Legge 5 febbraio 1992, n. 104 (Legge-quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate), così come modificato dall'articolo 24, comma 1, lettera a), della Legge 4 novembre 2010, n. 183 (Deleghe al Governo in materia di lavori usuranti, di riorganizzazione di enti, di congedi, aspettative e permessi, di ammortizzatori sociali, di servizi per l'impiego, di incentivi all'occupazione, di apprendistato, di occupazione femminile, nonché' misure contro il lavoro sommerso e disposizioni in tema di lavoro pubblico e di controversie di lavoro), nella parte in cui non include il convivente tra i soggetti legittimati a fruire del permesso mensile retribuito per l'assistenza alla persona con handicap in situazione di gravità, cioè in alternativa al coniuge, parente o affine entro il secondo grado.

giovedì 5 gennaio 2017

Cani abbandonati in giardino

La Corte di Cassazione, respingendo il ricorso di una persona indagata per i reati di «Disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone» (articolo 659 Codice penale) e «Getto pericoloso di cose» (articolo 674 Codice penale) – a seguito di esposto presentato da alcuni vicini di casa della stessa ricorrente, evidentemente infastiditi da rumori e cattivi odori originati da alcuni cani lasciati incustoditi nel giardino di casa –, ha chiarito che l’ipotesi di sequestro di animali tenuti in suddette circostanze è legittimo non solo in caso di maltrattamenti, ma anche laddove i medesimi risultino abbandonati in condizioni igieniche a dir poco pessime.

martedì 3 gennaio 2017

Disturbo delle persone

Nel caso in esame, la Cassazione si è occupata della responsabilità ricadente in capo ai genitori, verso i quali, appunto, incombe l’obbligo di vigilare, e dunque impedire, affinché i figli minorenni non rechino disturbo ai vicini di casa. All'imputato (genitore) era contestato il reato previsto e punito dall'articolo 659 del Codice penale (Disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone), nello specifico: «per avere dal proprio appartamento, con emissioni sonore prodotte dall'impianto stereo e, comunque, omettendo di adottare le dovute cautele, arrecato disturbo al riposo e alle occupazioni dei vicini».