Gli aerei contesi

Se non fossimo in un periodo di profonda crisi economica e finanziaria, perlopiù in recessione, forse ci si potrebbe ridere sopra. Invece c’è poco da ridere perché mentre decine di persone quotidianamente si tolgono la vita per i motivi anzidetti, tra qualche ben pensante stipendiato pubblico sembra essere cominciato una sorta di “D-Day” per decidere chi deve rinunciare a una parte dei nuovi super-caccia F35. Poiché il governo ha ridotto l’acquisto a solo novanta aerei - di cui solo trenta velivoli nella versione a decollo verticale, cioè che permette l'impiego senza aeroporti - i vertici della Marina e dell'Aeronautica militare ora se li contendono proprio come fanno i bambini capricciosi che giocano alla guerra. Tutto questo è normale? Da noi, in Italia, è quantomeno verosimile.

Capaci vent’anni dopo

A distanza di tutto questo tempo, non si ricorda solo la tragedia che cambiò il volto politico del Paese, ma si deve tristemente osservare che le indagini sono ancora aperte perché su quegli episodi, e su ciò che accadde tutto intorno alla vicenda, sappiamo molto ma non ancora tutto. È il 23 maggio 1992, quando il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e la scorta saltano in aria per mano di Cosa nostra. Il 19 luglio dello stesso anno è la volta del collega Paolo Borsellino e della sua scorta. Sono passati vent'anni, appunto, e molte cose sono state scoperte, ma altri misteri restano ancora terribilmente irrisolti, forse in attesa che su di essi sia fatta doverosamente piena luce, forse!

Uomini soli a Palermo

L’inviato di Repubblica Attilio Bolzoni racconta le stragi palermitane a distanza di trenta anni dai fatti. Torna a Palermo e ripercorre le strade nelle quali trovò la morte Pio La Torre, assassinato il 30 aprile 1982; Carlo Alberto dalla Chiesa, ammazzato il 3 settembre 1982; Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, saltati in aria rispettivamente il 23 maggio 1992 e il 19 luglio dello stesso anno. Nel 1982 Palermo era considerata e raccontata dai giornali peggio di Beirut, ossia una città tormentata dalle bombe, dai funerali di Stato e dai cadaveri illustri. Facili bersagli perché lasciati soli, isolati a combattere una mafia spietata che in pochi ne ammettevano addirittura l’esistenza. Il giornalista ha racchiuso queste storie in un libro e in un film di Paolo Santolini dal titolo “Uomini soli”, in edicola da oggi, mercoledì 16 maggio 2012.

Il grande canale

Il Veneto e il suo tessuto imprenditoriale sono assediati dalle mafie, camorra in testa. La regione sta vivendo una profonda infiltrazione cui concorre crisi di liquidità, complicità dei colletti bianchi e sottovalutazione del fenomeno da parte di molti. Da anni si registrano inchieste su riciclaggio, traffico di rifiuti e armi, appalti e usura. In particolare il reato di usura è tra i più diffusi e permette di fare ingenti affari sporchi con imprenditori locali i quali a volte ne sono complici, altre vittime. Nel reportage pubblicato dalla rivista Narcomafie, un viaggio tra mafie e soggetti criminali che dal lago di Garda porta fino alla laguna di Venezia.

Crisi e suicidi

Una strage che la ricostruzione giornalistica dell’Espresso fa risalire l’inizio al 26 novembre 2011, quando un imprenditore edile del padovano, poco più che cinquantenne, si è impiccato a una gru della sua azienda. L’origine del gesto è stata scritta su un biglietto dallo stesso imprenditore, ossia la grave situazione di crisi economica e la preoccupazione di non poter garantire un futuro alla propria famiglia. Una strage silenziosa è definita, quella di imprenditori e professionisti che non riescono a riscuotere i propri crediti e per questo sommersi dai debiti. Continua. Nel Veneto hanno pensato di porre rimedio aprendo il primo centro di ascolto per evitare che artigiani e piccoli imprenditori strangolati dalla recessione giungano a gesti estremi. Nel centro è presente un team di esperti i quali cercheranno di seguirli e aiutarli per gestire al meglio la situazione.

Indagini ministeriali

Il Ministro della Giustizia Paola Severino, d’accordo con il vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Michele Vietti, ha chiesto di ricevere, tramite gli uffici competenti, tutti gli elementi utili a valutare quanto emerso nel corso della seduta del plenum del Csm conclusasi con la nomina  del nuovo Procuratore capo della Repubblica di Napoli.  Il Guardasigilli, nell’esprimere assoluto apprezzamento per il metodo utilizzato dal Consiglio, intende così acquisire notizie per verificare i contenuti delle intercettazioni riguardanti la candidatura di Paolo Mancuso. L'accertamento si sarebbe reso necessario a seguito di alcuni dubbi emersi proprio in merito alla candidatura di Mancuso.